venerdì 11 giugno 2010

Fumetti vecchi e giovani

Diceva Breccia, che ho linkato un paio di post fa: Il disegnatore si crede un intellettuale e non sa di essere un lavoratore. Ammiro molto e rispetto di più a un idraulico che viene a cambiarmi il rubinetto e mi dice: "guarda, questo vale 5.000 pesos, se non ti va bene chiama un altro". E io gli dico, va bene, per favore mi cambi il rubinetto. Al disegnatore lo chiama l'editore, lo fanno aspettare 5 giorni, lo pagano quando gli va, e qnato gli va, e il disegnatore perché è a un livello intellettuale, l'uomo che non discute i prezzi. Ma al momento dei prezzi il disegnatore deve essere un lavoratore, poi sarà artista".

Sui soldi, che sono sacrosanto diritto, siamo d'accordo. Su quando e quanti chiederne, si sa, è cosa di mercato, momenti, tipo di pubblicazioni ecc. come per tutto.
Il disegnatore però, che deve pretendere i soldi (se non lo fa per una santa causa in cui si sente coinvolto), deve anche sapere quando e quanti chiederne. E soprattutto che cosa offre e a chi.
Per questo non è un idraulico, sebbene sia un lavoratore (che poi anche l'idraulico... be', lui comunque è necessrio e urgente, se la casa si allaga).
Ma in questi giorni è sorta la questione Giovani e Vecchi autori. I Vecchi sarebbero pagati assai (meglio, tirano su le cifre del mercato anche per i meno ambiti), i Giovani poco (forse perché non sono trainanti, perlopiù, ma se bravi o di successo il prezzo sale, siatene sicuri).
I vecchi sono spesso barbogi e ripetitivi, i Giovani hanno fantasia, energia, ma spesso non sanno di essere anche loro ripetitivi, per immaturità, non per noia.
Ma che ci siano ruoli, spazi adibiti agli uni e agli altri no.
Gli spazi si conquistano, non con armi, se non quelle della propria arte (e anche della capacità di muoversi, vendersi, gestirsi...).
Per ANIMAls 4 abbiamo intervistato luigi Bernardi, ha detto, fra l'altro, questo: "Adesso mi sembra che ci siano troppe idee e un lamento generale sull’impossibilità di portarle avanti. Tutti chiedono ai “vecchi” di farsi da parte per lasciare spazio ai giovani. Ma i “vecchi” vanno cacciati a pedate, dimostrandosi migliori di loro, non implorando una sorte di seppuku collettivo su base anagrafica".
Sì, a calci o con carezze, o tenendoseli cari, quando sono bravi e vivi.
Sul blog di Gipi, c'è la sua lunga e viscerale risposta (con cui sono in gran parte concorde) e i link a questa discussione che non mi piace, ma che è importante, per rivelare chi siamo veramente e come la pensiamo. Rivela anche che cosa è il fumetto, pone problemi, domande, scelte. Lo linko qui .
Per ANIMAls mi sento tranquilla. Convivono diverse generazioni tra gli autori e tra i lettori. Quelle anagrafiche, ma anche quelle di stili e caratteri. Dunque ecco, a me piace di più costruire assieme uno spazio dove capire che cosa succede al fumetto, oggi  e domani, ricordandosi di ieri. 
(immagine di Altan, ©dell'autore)

14 commenti:

  1. questa cosa che i vecchi alzano i prezzi ed è un bene per tutti la sento dire già da due persone ma non l'ho ancora capita. se un editore ha da investire 1000 euro e ne da 800 al vecchio al giovane ne rimangono 200. in che modo i prezzi si alzano per tutti?
    forse in una socità utopistica in cui tutti hanno la possibilità di essere pagati quanto valgono perchè i soldi ci sono. ma non è la nostra.
    traggo da un commento di gipi "Adottando differenti sistemi economici e di comportamento.
    Esempi?
    Se fai un lavoro con altre persone dividi sempre in parti uguali. E' una cazzata? Vedi quanto viene applicata."

    chiedo a luigi bernardi: e se i vecchi (ma è un discorso che vale per tutte le età) non hanno più niente da dire, è giusto che si facciano spontaneamente da parte?
    traggo sempre dal post di gipi: "Insomma, quello che scrivi non fa una piega e, giusto per darsi sempre le arie, io le strisce per Internazionale (esempio) ho smesso di farle appena ho sentito che non funzionavo un gran che.
    Insomma, almeno io un posto l'ho liberato :)"

    RispondiElimina
  2. luigi: ma dai, mo' tifai pure copiare ;)

    flaviano,so che sei uno onesto, ti rispondo ora solo al punto "se un vecchio si fa pagare tanto è un bene ecc...."
    Vecchio piglia 1000, giovane prende meno, certo, magari 300 o meno, ma piglia sempre di + che se vecchio pigliasse 200, xké se vecchio (e bravo e famoso, mica altro, sai) piglia 200, giovane gliene danno 10 "mica vorrai valere come la grande firma?" ecc
    inoltre, anche solo per risparmiare dicono, "se vecchio brav ecc mi costa 1000, ma questo giovane è pure lui brav e diventa certo famoso, con 500 ho lavoro bello e pure nuovo a metà prezzo", se invece a vecchio do 200, è economico e me lo tengo, non vado a rischiare col nuovo, semmai il giovane bravo ecc, gli do un 100 quando serve ricambio, di scorta...

    poi ho anche aneddoto presonale ma troppo lungo, xò se circa nell'80 la Brétecher avesse avuto + pretese io ero + ricca... fidati ;)

    RispondiElimina
  3. Veramente la discussione è nata da altro: Vecchi (dimmerda, nel caso della riesumazione beccamortista de il Male di cui son autori ed editori) che con arroganza chiedono a ggiovani (che qualcosa han dimostrato di saper fare) di Lavorare, senza citar compensi né cotratti, per mandar fascine di materiale a sfrondo da ficcare (forse, boh, tu intando manda, tipo la Corrida) in un progetto che è FOTTUTAMENTE e senza dubbio alcuno un'operazione al 100% COMMERCIALE.
    :)
    precisazione la mia senza astio eh! però quando si prende una bella bestia di discorso e lo si sfascia a quarti per farne barbecue, poi ci si trova ognuno la sua fetta nel piatto e non ci si ricorda più che animale era. anzi, senti dire "hmmm non mi va di assaggiare, non mi piace il pollo, non partecipo alle mangiate di pollo".
    Be' non era un fottuto pollo.

    Dico la mia, infine, in merito a ciò che scrivi qui, Laura.
    L'esperienza con Animals (e non solo) m'ha mostrato che i Vecchi non s'anna fa' da parte per niente, anzi, troppo s'impara a stargli accanto con mente spugna e in un clima di rispetto, ma il rispetto s'ottiene col rispetto e i soldi (la retribuzione del proprio lavoro, non dico arte, ma LAVORO inteso come ore che io ho speso per FARE assieme a te qualcosa che tu VENDERAI), i soldi, dicevo, di questo rispetto sono il segno.

    Per dovuto inciso: sempre ricevuto rispetto da Animals, io. Magari postdatato...
    hehehe SI SCHERZA dai! Massimo rispetto, sensei.

    RispondiElimina
  4. Però Makkox, il discorso è cambiato anche perché chi l'ha lanciato ha cambiato discorso :-( Nel senso che finché la critica sta a quello che dici tu posso pure essere d'accordo (anche se è vero che purtroppo in questo ambiente le cose vanno spesso così, non sono certo i tipi de il nuovo Male ad essersi inventati l'approccio "prima produrre, poi i soldi vediamo").
    Secondo me è il discorso "i vecchi si facciano autonomamente da parte per fare spazio ai giovani" che non ci sta. Hanno ragione Gipi e Laura: sono i "giovani" (eheheh, buffo applicare a te quest'etichetta :-D) semmai che si fanno spazio con le loro idee "superando" i vecchi (ma che brutto usare queste categorie!). Cioè, secondo me Vauro e Caviglia, per citarne due, hanno ancora cose da dire e la possibilità di fare cose fighe. E che è, il comunismo polpottiano che devono per forza farsi da parte per fare spazio a che? E' mica un lavoro statale fare i fumetti! Penso che comunque vincano le idee, e quando queste sono buone "tirino" anche il soldo, col tempo. Volere il soldo per farsi venire buone idee mi sembra un percorso alla rovescia inapplicabile a più settori (il mio lavoro per le pappe non è fare fumetti, ma vale lo stesso discorso: sono le mie idee a farmi guadagnare, non il guadagno a farmi venire le idee).
    Così, i miei due cents sull'argomento. Direi che avremo modo presto di parlarne di persona, anzi oggi vi scrivo per quella cosa padovana.
    Baci a tutti!
    c.

    RispondiElimina
  5. @makkox, se non pensassi che i soldi e i pagamenti sono importanti, non avrei riportato la frase di Breccia, non avrei insegnato per anni agli allievi a farsi pagare e a farlo gratis solo per ideologia.
    Ma nei numeri zero spesso si parla prima di progetto che di denaro, e poi si vede anche quali proposte arrivano e poi si quantifica (per tipologia, e magari qualità)... ecco
    il tema però che mi stava a cuore era il dibattito tra vecchi e giovani, sebbene pensi che ci siano tanti vecchi bacucchi che valgono poco, non credo siano loro a doversene andare, a meno che non sentano che non hanno più da dire. Però ci sono giovani che credono di aver da dire, e invece mica troppo, o non riescono ancora a dirlo. Certo, aprire spazi perché crescano è importante, ma è diverso dal dire, andatevene che dobbiamo crescere.
    E concordo con nuvole-c. "sono le mie idee a farmi guadagnare, non il guadagno a farmi venire le idee"... poi a volte il guadagno è spinta creativa mica da ridere!
    Questioni non facili queste, ma più facili di Istraele e Palestina :)

    RispondiElimina
  6. l'appendice vecchi-giovani, la più debole, è talmente una cazzata che non valeva manco la pena tirarla al centro. Il mio intervento (qui) era per tornare in focus.
    A volte in un discorso complesso e ramificato ci s'aggrappa al ramo più debole per far leva sull'intero tronco.

    Se tu mi chiami perché mi conosci, sai già che valgo, non ho da dismostrarti nulla.
    Poi, può non essere una questione di soldi ma di approccio: spiegami il progetto, fammi partecipe, dimmi che stiamo tutti assieme a costo zero per lanciare st'ideona.
    Altrimenti metti un bando per aspiranti autori e ci scrivi grosso AGGRATIS.

    il nocciolo era ed è una questione di modi. di civiltà. di rispetto per il lavoro.
    di chiunque. giovane o vecchio come me.
    non ci ficchiamo dentro rampini retorici e ai miei tempi nel klondike e la ravas atque la favas...

    RispondiElimina
  7. @Makkox
    Messa così appunto, sono d'accordo. Quasi totalmente d'accordo, nel senso che succede pure che uno ti conosce, apprezza il tuo lavoro, ti chiede una cosa e per mille motivi non riesci a soddisfare la richiesta, a fare le cose nelle "corde" richieste. Quello spazio della "proposta", seppur dietro chiamata, non son convinto sia uno spazio che debba essere pagato per forza. Son cose che succedono e amici come prima. Se ho fatto qualcosa in cui credevo troverà spazio prima o poi da qualche altra parte.
    D'altro canto, tornando alla discussione qui, io me lo spiego benissimo perché in una eventuale pubblicazione Vauro possa essere pagato 800 ed io 200 a parità di lavoro. Mi sembra logico e giusto: chi compra il giornale probabilmente lo compra più per la presenza di Vauro che la mia. Io posso giocarmi la possibilità, giustamente retribuito, di aumentare la mia di retribuzione in base alla qualità del mio lavoro e all'attaccamento dei miei lettori, mai mi sognerei di chiedere che venga abbassata la retribuzione di un altro per fare spazio a me.
    Baci!
    c.
    c.

    RispondiElimina
  8. @claudio
    ci son due punti fondamentali che mi piace insistere nel chiarire, altrimenti rimaniamo fumosi:
    qui non si discute tra più bagnato e meno bagnato, ma tra bagnato e asciutto.
    (primo punto)

    seconda questione è il patti chiari.
    tu mi chiedi "manda manda, poi ci mettiamo d'accordo"
    e io ti mando affaculo, così siamo d'accordo da subito.
    Litigare prima per non litigare dopo. Il "poi vediamo" è quasi mafioso. E' destropensiero.
    Capisci perché fa incazzare sentirselo dire da chi si dichiara simile a te per valori?

    Esperienza mia fortunata e formativa: G. De Mauro mi chiamò fresco fresco per fare una roba su Internazionale , così per prova. Appresso alla parola "prova" non ci mise manco la virgola a far seguire "noi, due tavole le paghiamo tot".
    Bella classe. Bel ricordo. Bell'esempio per me che ho imparato e messo in bagaglio.
    (idem fece Laura quando mi pescò nel web).
    Così faccio io quando chiamo a collaborare gente. (anche a soldi zero, lo dichiaro subito. mai "poi vedemo". è volgare e meschino il poivedemo).

    Tutto qui.

    magari poivedemo QUANDO te pago. quello sì.
    hehehe. eccheccazzo, e sarò mica il fottuto lord byron.

    RispondiElimina
  9. massì, la chiarezza è bella subito. assolutamente. A volte in un primo contattpo da progetto, però, può mancare alla prima mail... tutto qui.
    com'era bello quando andai da donna moderna (che un amico mi aveva detto che cercano qualcuna dopo l'autric etedesca che pubblicavano), io volevo chiedere... diciamo 100 milalire (non ricordo, forse erano 200) e loro mi dissero: paghiamo poco, 300 (o 600) e io disssi, "ma non preoccupapatevi, mva bene" (pensavo sono a posto... ho lo stipendio con questo settimanale. Pochi giorni dopo mi disser: scusa ma a questo prezzo possiamo avere la brétecher . fiine
    acc ;)

    RispondiElimina
  10. può mancare dalla prima email?
    ma che dici?
    magari può mancare dalla seconda in avanti.
    La prima email è quella con cui mi presento.
    Come io venissi per la prima volta in ufficio da te coi bigodini e la vestaglia, ciccando in giro, e POI, le volte successive, in tight.

    smettiamola con lo star lì a giustificare anche le teste di cazzo manifeste, per favore, o andremo avanti senza saper mai affrontare di faccia le questioni spiacevoli e mettersele alle spalle. risolte.

    RispondiElimina
  11. dico che ci deve essere alla seconda, e che puoi presentarti in bigodini (urp! voglio proprio vedere! ;)))
    poi però ci dice le cose

    per il resto parlo di quel che so in prima persona.
    baci a tutti

    RispondiElimina
  12. ah, quindi al primo contatto: buongiorno signor stocazzo, mi diverta.

    hehehe
    nnamo bene.
    saran modi d'una volta.

    RispondiElimina
  13. io, visto che si parla noi due, magari davanti a un caffè, a una granita... (pago io ;))
    ma qui finisco per ora...

    RispondiElimina